“Gesù, avendo amato i suoi, li amò sino alla fine…Cominciò a lavare i piedi dei suoi discepoli” (Gv 13,1-15)

Vuol lavare i piedi ai suoi discepoli. Sente il bisogno di tradurre le vere disposizioni del suo animo davanti agli apostoli, davanti a noi. Si mette ai nostri piedi, fa il gesto più umile che può fare. C’è, in questo, un atteggiamento d’umiltà amante…è l’atteggiamento di Gesù nei nostri riguardi. E’ una disposizione interiore vera, ha fatto questo gesto prima della sua Passione, lo fa sempre.

Nell’orazione, tornate su questo. Gesù è là, a nostra disposizione, per purificarci, santificarci. La Passione è stata transitoria; qui, c’è il suo modo di fare naturale che rivela il fondo del suo essere. In questa disposizione, c’è qualcosa di eloquente, di commovente: un qualcosa che non sminuisce Nostro Signore, lo accresce. Ciò ci sconcerta. E’ il servitore delle nostre anime, si offre per noi. Manifesta la missione che Dio gli ha donato, missione che lo mette a nostra disposizione. E’ consacrato alla Chiesa, a ciascuna delle nostre anime. Non abbiamo mai paura di avvalercene,, gli facciamo riempire il suo ruolo di maestro, di Cristo, di mediatore. Ci serve con l’umiltà, la semplicità affettuosa che ha messo nella lavanda dei piedi. E’ là, in ginocchio, per servirci. Ecco come ha cominciato la sua Passione.

“Capite quello che ho fatto?” Cristo si è chinato sugli apostoli perché a loro turno, lavino i piedi dei loro discepoli. Noi diventiamo servitori, perché ciò che abbiamo, ci è stato donato per gli uomini. (I.6-8-45).

Padre Maria Eugenio è vissuto di Cristo. “ La mia anima è piena di Nostro Signore…” Come padre e maestro, ci mostra Cristo. Questo cammino, che tocca l’infinito, lo segna di grandi prospettive e nello stesso tempo di note pratiche. In Voglio veder Dio, precisa l’itinerario:

Instancabilmente, fissarsi sul buon Gesù… La Sapienza del Verbo si manifesterà, oscura o saporosa…Nello spogliamento e nella povertà totale, … l’anima dovrà condividere i misteri dolorosi di Cristo, in attesa di partecipare al trionfo della sua vita in lei (VVD 79).

 Il mistero di Cristo, con le sue ore di gioia, le sue ore cupe, le sue ore di speranza, si compie nella vita del cristiano.

Nella preghiera prima della Passione, Cristo non fa che una domanda. Che tutti siano uno con lui, come lui e il Padre sono uno. Perché? Dio si è fatto uomo e salvatore degli uomini. Noi siamo di Cristo. Gesù ci ha amati in tutti i suoi gesti, in tutte le sue azioni. Al di là degli avvenimenti dolorosi della Passione, si scopre la misericordia potente di Dio manifestata in Gesù, da cui nulla ci può separare.

Così Maria Eugenio lo guarda nel Vangelo; non c’è un sentimento, un periodo della vita di Cristo che non lo interessi profondamente: l’amore è avido di tutto: Gesù, veniamo vicino a te…parlaci, scopriti a noi, dice spesso. Gesù, l’amico, il fratello, il Figlio di Dio, ha vissuto una vita d’ uomo: Mostraci le tue reazioni. Voglio essere tra i tuoi amici, voglio mettere i miei passi nei tuoi. Voglio amare come te, con gli stessi mezzi tuoi. (C-88 335)

“Se non ti lavo, non avrai parte con me.” Accettiamo che il pastore ci guidi. E’sconcertante! Ci siamo donati a lui, ci prende, e…ci lascia in un angolo! Non lo si trova più. Bisogna abbandonare Gesù? Mai. Perseverare nella notte e nell’assenza ci porta a trovarlo più in profondità, nella sua Persona divina e nella sua Sapienza che superano la nostra intelligenza, a non ridurre l’anima di Cristo alla nostra, ma ad entrare nella sua. Si comunica alla Sapienza che abbaglia, si ha l’impressione che Nostro Signore sia scomparso. No, non è scomparso, ma voi, voi diventate Cristo. (I. 20-2-51)

Gesù, prendi il mio grido per farne la tua preghiera;

che io faccia del tuo grido la mia preghiera,

che non dubiti di te allorquando comincio ad assomigliarti.

Gesù, facci comprendere…Forse bisogna essergli più attenti, accettare la sua luce sulle nostre povertà e su quello che si aspetta da noi: è il momento della fedeltà. In certi momenti, la luce di Cristo brilla per noi, ma poi? Poi, la luce si spegne. E’ un richiamo verso qualcosa che non si è ancora realizzato, e per realizzarlo, occorre fedeltà. Bisogna seguire il richiamo della luce, e il richiamo della luce nell’oscurità.

Notte che apre sulla luce…Cristo dona la gioia. Colui che è perdono prende il posto del peccatore, colui che è amore prende il posto dell’amato. L’uomo riceve la salvezza, il suo “sì” lo fa entrare nel mistero di Cristo e partecipare alla sua Redenzione. “Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri”.

Ciò si realizza semplicemente, nello scorrere della vita:nello scorrere della vita:

Cristo non muore più, ma le sue membra soffrono.

Ci sono mille modi per prendere contatto con lui, nell’aridità, l’angoscia, la noia!

Mi unisco a Cristo. Lo ritrovo di tanto in tanto, gli offro la mia sofferenza.

Cristo è in me, io sono Cristo. Vive in me per la fede, prende qualsiasi mia sofferenza.

Chi si dona a Dio per gli uomini è solo, come Cristo, gli altri dormono, perfino Pietro… io sono solo, ma Cristo è in me.

Gesù, ciò che desidero, è una somiglianza d’amore con te.

Gesù è tutta la nostra preghiera. Amandolo, si trova il suo Corpo che è la Chiesa, ci si appassiona a lei come a lui. Infaticabilmente, si segue il movimento dell’amore. Poiché ci si è donati a Cristo, con lui, si dona la vita al mondo. Il cristiano divenuto Cristo vive nello stesso tempo qualcosa della beatitudine del Tabor e della sofferenza del Getsemani. Non sceglie la gioia o la sofferenza, sceglie tutto. Riceve Gesù tutto intero, in tutto il suo mistero. Come volete che non sia felice, per quanto siano grandi le mie sofferenze? dice Maria Eugenio. Questa gioia che sorprende tutti, è normale (I.10-2-67).

Gesù non ha spiegato la sofferenza, l’ha presa su di lui, con la morte, fin nella sua radice che è il peccato. Ce ne ha definitivamente liberati. Camminando nella notte, il cristiano è sostenuto dal chiarore che viene dalla Faccia di Gesù, e dal mistero della Vita che ne scaturisce. Gesù, ti amo, mi sembra d’amarti perfettamente. Vicino alla croce, il cristiano scopre anche Maria, sua madre. Egli lo sa, la sofferenza è un male, ma, dal male, Dio fa scaturire il bene: la vittoria del Risorto.

A questo punto, il cammino s’illumina come l’aurora. Cristo, sulla spalla, porta la sua pecora. Il più bel dono che si può fare a Dio e al mondo, è donargli un santo: noi stessi. Perché esitare? L’atto più libero verso Gesù è un atto di fiducia. Umilmente, che io cammini verso questa unione che non è un’ unione fatta di sentimenti, ma un’ unione dell’essere con la grazia. Il seme porta frutto in abbondanza.

Sul cammino, nella dolcezza infinita e vivificante della resurrezione,

Gesù, ti fai Pane di Vita.

Tu ci tocchi Con la tua Presenza gloriosa e nascosta.

Che gioia per te, che forza per noi se questo pane diventasse “pane quotidiano”,

se ogni giorno di più, avessimo fame e sete di te,

se, per lo Spirito Santo, diventassimo te.

Sì, vieni, Signore Gesù.

Pregare con il Beato Padre Maria Eugenio, 13° giorno, p. 91